#Happynewyear

A Te che sei parte del mio bilancio positivo di un anno che finisce e della mia voglia e curiosita’ di iniziarne un altro daccapo. Per le risate, i discorsi seri, quelli scientifici, i momenti vicini, i momenti elastico, i cuoricini, le faccine, le fantasie, la realtà, le sfide, gli stimoli, questo blog, i pranzi in centro, le sorprese al lavoro, i momenti a casa da me, i km, i ‘chiama’ scritto sempre sbagliato, i ‘nuuu ora non posso’, i buongiorno, i buonanotte, le vignette, i pini, gli stocazzo, i fuck, le confidenze, i segreti. Grazie per questo pezzo di anno ‘diverso’ e per quello che verra’, in qualsiasi forma, ma sempre un po’ folle. Che i pensieri siano leggeri, che tu trovi adrenalina e quiete, la giusta esposizione per catturare stelle, l’entusiasmo di situazioni in cui immergersi, persone con cui essere te stesso, i sorrisi che ricambiano il tuo, il sole che illumina il piccolo mondo segreto dietro il muro che sto a poco a poco conoscendo. E sesso. Come piace a tre..ops…a te. Un po’ anche con me 😉

Frozen bubble

Mi aspetta nella piazza. “Esci”. Lo raggiungo nella sua macchina. Sorride, bello, come sempre. Appoggia la mano sulla mia coscia e sento già salire il piacere. Andiamo da me. Quando entriamo non ho tempo di aprire nemmeno il piumino. La sua mano sotto il vestito sa dove entrare, come toccarmi, sente la mia voglia di lui. Saliamo infretta le scale, lui dietro di me, mi alza il vestito, infila le dita fra le labbra umide. Suona il telefono. Rispondo mentre lui continua a toccarmi. In piedi vicino al letto. Mi bacia. Mi morde la lingua. Mi spinge giù. Mi apre le gambe. Mi tiro su per svestirmi. Un’altra spinta mi fa capire che comanda lui. Sfila le mutandine. Inizia a leccarmi. Lo guardo. Senza fiato. La sua lingua tra le cosce, il suo sguardo addosso. È perfetto. Affamato. Gli apro la camicia, sfila i pantaloni, si appoggia su di me, scivola dentro. “Avevo voglia di scoparti”. Anche io. Di sentirlo di nuovo dentro me. Mi guarda “sei seria”. Lo guardo muoversi dentro di me, appassionato, darmi piacere, una volta e poi ancora e ancora. Mi gira di lato. So dove vuole entrare, me lo ha detto. È suo. I colpi decisi, mi abbandono ai suoi movimenti, stringo le mani alle sue, vengo ancora. Si sdraia, mi piego su di lui, mi scosta i capelli, lo assaggio, percorro la sua lunghezza, scendo giù con la bocca, la lingua avvolge i suoi testicoli, si infila tra le cosce, viene.
Risalgo il suo petto, ci appoggio la testa, lo accarezzo. È teso. “Va tutto bene”. Questa ‘cosa’ con lui, magica e colorata come una bolla di sapone. Soffi, la osservi stupito ingrandirsi, salire in alto, cambiare forma. Seguire il vento, libera. Fragile. Ma bellissima da guardare.

Warm

Al mattino indosso le mutandine e faccio una foto per lui. Come un invito. Voglio che senta che il mio corpo è suo, che può farne cosa vuole. Questa mattina però non le metto. Voglio sentire che è tutto esposto per lui. E voglio che lui lo sappia, che immagini cosa c’è sotto il vestito quando mi vedrà. Che gli salga la voglia di toccare, di avvicinarsi, anche se non potrà. Sarà nello stesso mio posto, ma per lavoro, entrambi circondati da colleghi. È eccitante e nel contempo frustrante.
Arrivo prestissimo ma lui non c’è ancora. Incontro un mio collega e iniziamo a seguire una riunione. Ho voglia di scendere da lui, ma sono bloccata da un discorso infinito. L’attesa mi fa salire la voglia. Me la godo. Alle 10.30 arriva il suo messaggio: “passiii?”. Mi piace che sia impaziente. Appena riesco a trascinare via il collega arriviamo da lui. Sorride, come sempre, con quel sorriso che inonda tutto. È con la sua collega. Li salutiamo. Gli do la mano e due baci sulle guance, come se ci conoscessimo appena, mentre vorrei baciare le sue labbra come facciamo di nascosto nel nostro mondo segreto dietro una porta sottile. Gliele guardo, ripenso a quando erano appoggiate tra le mie cosce aperte, sdraiata sul tavolo della mia cucina. Il mio collega parla ma non ascolto cosa dice. Parlo con la sua collega. È strano averlo lì e dover far finta di niente. Ci allontaniamo di nuovo. Mi scrive: “Rimaniii”. “Che voglia di te” “Anche io”. Torno un po’ alle riunioni. “Dove seiiii. Ti alzo la gonna”. Con una scusa torno di nuovo da lui. Lo guardo salutare le altre mie colleghe, gentile e sorridente. Sono un po’ gelosa. Gli passo davanti con un collega. Mi scrive di non dare troppa confidenza. Mi piace come scherziamo. Prendo un caffè davanti al suo ufficio. Gli giro le spalle. Mi scrive. Nella mia mente un’immagine. Lui si avvicina da dietro, appoggia le sue mani sui miei fianchi e la sua bocca sul mio collo scostando i miei capelli. Sento i suoi pantaloni che si gonfiano contro di me. La mia fica che si bagna. Raggiungiamo un bagno. Non c’è nessuno. Entriamo. Appoggia il mio viso al muro. Solleva la gonna. Mi trova pronta per lui. Con una mano abbasso la sua cerniera e sfilo il suo cazzo dai boxer. Scosto un po’ le cosce per farlo entrare, con una spinta decisa. Fuori c’è il mondo. Lui è dentro di me. Mi sbatte forte. Poi rallenta. Mi fa impazzire. Poi di nuovo forte. Sento la fica che si contrae attorno al suo cazzo. Mi riempie di lui. Abbasso la gonna, ci ricomponiamo e usciamo di nuovo in mezzo alla gente. Mi raggiunge il collega. Dobbiamo andare. Mi stringe la mano. “Alla prossima”.

Macro

“Sbocciano i fiori sbocciano e danno tutto quel che hanno in libertà. Donano non si interessano di ricompense e tutto quello che verra’”

Come un fiore, in mezzo al prato. Ci sei passata di fianco diverse volte, distratta dai colori e dai rumori del resto del mondo. Lo avevi notato, ma non ti eri mai soffermata ad osservare da vicino la sua particolarità. Cosi’ lo hai avuto davanti più volte. Per mesi. Lo hai salutato, guardato ma non visto, ascoltato di fretta, non tantissime volte, ma abbastanza da sentire a un certo punto salire un sorriso difficile da reprimere. Un giorno di luglio inaspettatamente arriva un messaggio e scopri che se ti fermi un attimo ad ascoltare ed osservare puoi vedere molto di più in quel prato. Un piccolo mondo segreto a cui ti dà accesso a piccoli passi, in punta di piedi. Bisogna imparare ad andare piano, per non schiacciare le coccinelle, a godersi le attese delle farfalle, la passeggiata insieme. A camminare leggeri.

L’unicorno e ME

“Bella questa foto” “Davvero?” “Sì, mi piace. Ha una luce particolare”. Sabato 4 agosto, 8.36. Gli mando una mia foto, ho voglia di lui. Mi fa questo effetto, umido, anche a distanza. Pazzesco. L’immagine potrebbe essere volgare, ma lui nota la luce. Sa vedere oltre le cose e farmi guardare da una prospettiva diversa. “Potresti pubblicarla su un sito”. Mi piace scrivere, mi piacciono gli stimoli che lui mi dà e il suo entusiasmo. Così nasce questo spazio un po’ sospeso tra il reale e la fantasia. Il nostro mix. Non so ancora come si riempirà. Intanto mi godo il viaggio.

“Mi piace il tuo mondo, è colorato” “Perché c’è Trilly”

Questa è in realtà la prima foto di un pezzo di me inviata a lui. Quella cui si riferisce il post la teniamo per noi 😉